Già ampiamente utilizzato nel settore fashion, il fenomeno del “Direct to consumer” (D2C) sta prendendo campo anche nello shopping di alimentari e prodotti di largo consumo. Di fronte all’emergenza sanitaria causata dal nuovo coronavirus, molte aziende hanno fatto di necessità virtù. Ed hanno iniziato a sviluppare dei propri canali di distribuzione per vendere i loro prodotti direttamente ai clienti.
Con la chiusura di bar e ristoranti dovuta al Covid-19 i produttori food sono rimasti senza i loro tradizionali canali di vendita. Diverse aziende si sono quindi rivolte all’e-commerce dandosi alla distribuzione diretta.
È il caso dell’americana Bindi, specialista nel dessert per la ristorazione, che ha iniziato a vendere tramite telefono utilizzando la propria flotta per le consegne a New York e Los Angeles. O dell’italiana Granarolo, che ha attivato il suo canale di distribuzione per Bologna, Modena e Milano.
D2C, i vantaggi per l’azienda
Sono diversi i vantaggi che un brand può ottenere attivando propri canali di distribuzione. Il primo e più evidente è quello di stabilire una relazione più stretta e più efficace con i propri clienti. Il canale diretto permette poi di avere il completo controllo sui propri prodotti e sulla loro reputazione.
Ancora: la possibilità di immettere rapidamente i prodotti sul mercato, in modo da sfruttare appieno le ultime tendenze. Infine la possibilità di sfruttare un’ampia varietà di strumenti di marketing, a partire dai social media.
D2C, cosa cresce di più
Secondo 1010Data, negli Stati Uniti le categorie che crescono di più sono sono gli integratori, il petcare/petfood e i detersivi/ pulizia casa. Per quanto riguarda gli integratori, i dati mostrano che il 25% degli acquisti avviene online.
In netto aumento anche la vendita dei detersivi e dei prodotti per la cura degli animali domestici. In particolare il petcare ha registrato la crescita più significativa, +67% su base annua.