Growth hacker, chi è e cosa fa

Il growth hacker, una figura innovativa di marketing volto ad aumentare la crescita del business e l’adozione sul mercato di un determinato prodotto o servizio, comporta la sperimentazione di idee diverse e scalabili per raggiungere gli obiettivi, abbiamo chiesto a Matteo Bragagna esperto di growth hacking di parlarci di questa figura professionale.

Growth hacker, chi è e cosa fa

Chi è il growth hacker

A livello digital, il growth hacker è il professionista che supporta le aziende, le startup o altri professionisti nell’ambito di un percorso di crescita del business. Si tratta di una figura specializzata chi deve possedere doti di versatilità e di orientamento al risultato.

Ecco dunque che a differenza di marketer a più ampio spettro, la professione di growth hacker implica una forte specializzazione e richiede il possesso di abilità squisitamente tecniche.

Non è un caso, infatti, che coloro che ricoprono questo ruolo all’interno di un’azienda o di una startup provengano da percorsi formativi di ingegneria o di informatica, contesti nei quali è possibile apprendere sin dagli studi universitari l’approccio scientifico e sperimentale che sarà necessario mettere in pratica in ambito professionale.

Si tratta di una figura digitale  molto ricercata, proprio in virtù di un numero crescente di realtà industriali e commerciali che includono strategie di growth hacking all’interno delle proprie strategie di marketing.

Cosa fa il growth hacker

Growth hacking è un termine coniato per la prima volta da Sean Ellis, imprenditore e business angel che ha individuato in questa particolare area del marketing un insieme di strategie che si rivelano fondamentali per far crescere in breve tempo start up oppure piccole medie imprese.

Attraverso il crescente successo e la scalabilità del growth hacking marketing, un numero sempre maggiore di multinazionali e aziende già avviate hanno scelto di farvi ricorso nell’ottica di contenere le spese e aumentare al contempo il proprio volume di business.

Ecco dunque che sempre più aziende cercano un growth hacher, che nel quotidiano si approccia al marketing un po’ come se si fosse in laboratorio. Procedendo per “trial and error” con un metodo sperimentale, il growth hacker si propone di impiegare un approccio scientifico per mettere a punto tanti piccoli esperimenti economici, lanciando prodotti o servizi che aggrediscono il mercato senza forti investimenti alle spalle.

Ognuna delle diverse attività di growth marketing è volta a comprendere quale formula possa garantire i migliori risultati. In definitiva il growth hacker, impiegando una metodologia che consente di diminuire in maniera notevole il fattore di rischio, accresce il volume d’affari dell’azienda.

Quanto guadagna il growth hacker

Per quel che riguarda l’aspetto retributivo, il compenso dei professionisti di growth hacking può variare molto a seconda della realtà professionale nella quale sono inseriti o con la quale collaborano. Un consulente esterno già affermato e stimato può arrivare a percepire anche alcune migliaia di euro a fronte di una collaborazione.

Al contrario, se questa posizione viene ricoperta da qualcuno che è presente in modo regolare all’interno dell’organico dell’azienda, ci si potrà aspettare una retribuzione grosso modo pari a quella dei colleghi dei reparti di IT. Di fatto la paga media è leggermente superiore a quella di alcuni professionisti del marketing, proprio perché sono richieste delle competenze che sfociano nella programmazione e nell’approccio ingegneristico.

Competenze growth hacker

Un growth hacker deve essere familiare e a proprio agio con i diversi social network, piattaforme di CMS, UI/UX, strategie di marketing virale ed essere anche un bravo consulente seo.

La differenza principale con il marketing digitale tradizionale si trova nel fatto che, mentre questo si concentra sul brand e sul posizionamento, il growth hacking comporta lo sviluppo di modelli rapidi e di altrettanto puntuali fasi di test per verificare l’efficacia e la scalabilità di alcune idee di marketing.

È fondamentale la conoscenza di almeno un linguaggio di programmazione, come Python, utile per compiere analisi sui dati. Le realtà che utilizzano il growth hacking dispongono in genere di risorse limitate, pur puntando a ottenere una crescita esponenziale difficilmente raggiungibile con i tempi e i costi del marketing tradizionale.

Ecco dunque che un growth hacker deve centrare l’obiettivo di ridurre il più possibile il costo per acquisizione e perciò conoscere e saper usare tutti i migliori strumenti gratuiti a supporto della lead generation.

Come diventare growth hacker

Per diventare un growth hacker è fondamentale apprendere le best practice di questa tipologia di marketing, sulla quale esiste un’ampia letteratura in merito. Tuttavia, l’aspetto più importante è quello di adottare un approccio mirato da un lato e sperimentare, dall’altro a ottimizzare gli investimenti di marketing dimostrando di saper crescere in tempi ridotti anche a fronte di un budget limitato.

Per farlo può essere importante dimostrare ai potenziali clienti o datori di lavoro dei casi pratici di applicazioni di growth hacking sui loro casi specifici: si potrà così convincere il proprio cliente o l’azienda di essere un’opportunità e non solo una voce di costo.

In tal senso è importante adottare sin da subito un forte orientamento alla misurazione, alla valutazione dei propri esperimenti nell’ottica di creare un modello facilmente scalabile, che possa essere implementato dall’azienda senza alcun problema. Quel che rappresenta però la vera arma segreta del growth hacker è indicato dallo stesso termine hacking, ossia dall’attitudine a scegliere e provare percorsi alternativi, che ridefiniscono regole per individuare una formula di successo.

Per sviluppare una mentalità di crescita efficace, il lavoro richiede di pensare fuori dagli schemi. Ecco perché la chiave per affermarsi come growth hacker è quella di unire sperimentazione creativa a rigore scientifico nell’implementazione.

Deborah Del Bianco

La scrittura è sempre stata una mia grande passione fin da quando ho iniziato a leggere e scrivere. La creatività non mi è mai mancata. Queste sono le caratteristiche che mi hanno portata alla laurea in comunicazione pubblicitaria con indirizzo in comunicazione sociale, d’impresa e istituzionale.